martedì 25 gennaio 2011

Monumento a Giovanni Paolo II






Non è facile parlare dei grandi: di fronte alla loro statura intellettuale e morale ogni parola o azione sembra piccola e inadeguata. Ma con tutta modestia e con la sua comprensione cercherò di spiegare come ho concepito la statua a lui dedicata. Fare oggi delle statue potrebbe sembrare anacronistico, ma non è cosi, soprattutto se pensiamo alle finalità per cui sono create. Lo scopo non è abbellire un certo luogo, nè la sua funzione può essere solo devozionale; ma, come avveniva nell'antica Grecia, si tratta di creare dei punti di riferimento adatti a stimolare le nostre menti, far riflettere ed essere da questi ispirati a "egregie cose". Noi onoreremo la memoria del Papa solo se terremo presenti i suoi insegnamenti. Nel caso del nostro monumento abbiamo ritenuto che più importante della figura del Papa fosse la illustrazione, anche ridotta, del suo messaggio evangelico, primo fra tutti l'invito alla pace e alla riconciliazione.



Questo primo messaggio è stato rappresentato con le colombe e i ramoscelli d'ulivo che il Santo Padre solleva con la mano destra. In basso gli altri richiami alla sua predicazione: davanti a destra, la carità e la solidarietà, rappresentate con dei giovani che stanno offrendo acqua e cibo a un povero denutrito; a sinistra in basso è rappresentata l'accoglienza: una barchetta carica di disperati cerca di guadagnare la riva, mentre qualcuno da terra mette in salvo una creaturina. Salvare una piccola vita vuol dire riconoscere uno dei diritti fondamentali, sancito anche dalla carta dei diritti dell'ONU: il diritto alla sopravvivenza.







Questo episodio mi è stato ispirato da una vicenda personalmente vissuta all'arrivo di una delle tante carrette del mare che arrivavano sulle sponde del nostro Salento. Soprattutto a Otranto, all'epoca dei primi arrivi di immigrati, quando la gente faceva a gara per ospitare a volte anche intere famiglie, consegnando in questo modo alla storia il proprio nome di cittadina ospitale che onora tutto il Salento.



Sempre sul davanti, ma più in alto, un nido formato da ramoscelli d'ulivo nel quale ci sono degli angioletti e dei bambini, simboleggiano le nuove generazioni, che la nostra società ha l'obbligo morale di educare alla pace.





Nella parte posteriore ho voluto sistemare tutto quanto c'è di negativo e che era sempre presente nei discorsi del Santo Padre. La guerra, guerre attuali e guerre passate, che hanno lasciato distruzione e morte; i campi di concentramento, le fosse comuni, le deportazioni e il pianto infinito delle madri che genera un mare di lacrime. A tal proposito tengo a precisare che la morte o il pianto non è di destra, di centro o di sinistra, la perdita di una vita umana è solo il contrario esatto dell'opera creatrice di Dio.




Nella parte posteriore destra, ho rappresentato l'infanzia abbandonata, quella dei diritti negati, quella che, secondo il mio modestissimo parere, costituisce il metro di misura del livello di civiltà di ogni paese: come infatti ebbe a dire un grande scienziato " non c'è vera scoperta scientifica se nel mondo un solo bambino muore di fame".



Tutte queste immagini simboliche sono parte integrante della figura del Papa, espressione visibile dei suoi pensieri.

Donato Minonni 10/05/2007