martedì 21 settembre 2010

PABLO PICASSO AL CASTELLO ARAGONESE DI OTRANTO - LA MATERIA E IL SEGNO



Ceramica arcaica greca da Micene IX sec. A.c.



Picasso. Figura antropomorfa - ceramica.


Picasso – La Tauromachia – Acquatinta allo zucchero



Pablo Picasso. Ritratto.




Quest’anno la “pulcherrima Otranto”ci offre, nei luoghi che furono teatro della sua immane tragedia, una mostra particolarmente interessante e, diciamolo pure, inattesa, dato il calibro dell’Artista presentato attraverso opere di ceramica, pittura e grafica.

Picasso (Malaga 25 ottobre 1881-Mougins 8 aprile 1973), artista universalmente considerato il più grande del XX secolo, vulcano prolifico in continua eruzione, ricercatore instancabile di nuove forme espressive e linguaggi artistici nuovi e mai prima esplorati. Creatore di un numero sterminato di opere di pittura,ceramica, scultura realizzate con tecniche innovative, produttore inesauribile di un’arte che è conservata nei più grandi musei del mondo, e in quelli a lui dedicati.

Ossessionato dal desiderio di rappresentare l’umanità nei sui molteplici aspetti e posseduto dal demone della ricerca, affronta il problema della forma con la volontà e l’energia di un bulldozer, tratta lo stesso tema decine e centinaia di volte per ottenere il massimo dell’espressione con il minimo dei segni, raggiungendo a volte una sintesi estrema, inequivocabile e chiarissima, che accosta i suoi disegni a quelli prodotti dall’uomo agli albori della sua civiltà, come si possono vedere nelle grotte preistoriche di Altamira, di Lescaux.o di Porto Badisco: segni apparentemente primitivi, istintivi e sintetici, ma per questo più immediatamente comprensibili e comunicativi nel loro declinarsi.
La paura, la speranza, l’agile corsa che precede l’attacco, lo scatto fulmineo da una parte, mentre dall’altra l’incalzare pauroso della mandria di bisonti che sembrano pronti a travolgere tutto come una grossa frana che viene giù da una montagna. Piccoli uomini affamati e speranzosi contro montagne di carne in corsa pronte a travolgere tutto e tutti.

La maggior parte delle opere esposte nel Castello Aragonese (28 incisioni realizzate con la tecnica dell’acquatinta allo zucchero), hanno per tema “LA TAUROMACHIA”, antico tema che riporta la nostra mente ad Omero o alle sculture fidiache del Partenone. Qui, però, l’atmosfera è spagnola, l’azione si svolge sempre nell’arena in una specie di danza che vede contrapposta l’eleganza dell’uomo alla forza bruta del toro. L’uomo col suo carico e d’intelligenza e ferocia che lotta per vincere le forse della natura.

Nelle incisioni, realizzate quasi tutte nel formato di cm. 29 x 59, negli anni 1957-58 sono rappresentate tutte le fasi della corrida, Picasso sembra un reporter che riprende ogni istante dello spettacolo e lo fissa con l’intenzione di evidenziarne tutti gli aspetti caratteristici: l’esultanza della folla, l’irruenza dei tori, la fermezza del toreador, e la ferocia dei matadores; ogni fase è vista con occhio attento, per esaltare il carattere di uomini e cose attraverso una visione ultra sensibile e l’Artista, con tocchi sicuri, essenziali, ridotti ai minimi termini, suggerisce anche lo spazio dell’arena dove si muovono come ombre cinesi attori e comparse.
C’è in queste incisioni una gestualità sicura, impeccabile che per alcuni versi attrae lo spettatore, specialmente chi del disegno ha fatto la sua professione.

Ho rivisto tre volte la mostra, sono convinto infatti che per “vedere” bisogna “guardare” più volte in un certo modo e con l’intenzione di scoprire. Non è vero che è la prima impressione quella che conta, il rischio di essere superficiali è sempre incombente. Una cosa mi ha lasciato alquanto perplesso: la qualità delle stampe che, per essere state realizzate con la tecnica dell’Acquatinta allo zucchero ( tecnica che da alle stampe un effetto di finissima puntinatura con cui si modulano i diversi toni di chiaroscuro) in realtà risultavano a volte piatte o “bruciate”.
Più evidenti le sottigliezze nelle riproduzioni del catalogo curato da Orione Srl.
Mi si dirà: com’è possibile? Una risposta io c’è l’avrei…

All’interno della stessa mostra sono esposte anche delle belle ceramiche nelle quali è possibile constatare la passione e, direi quasi, la mania di Picasso per la ricerca formale, e ripropongono spesso temi e soluzioni di opere prodotte dall’artista con altre tecniche.

Realizzate tra la fine del 1947 e la fine degli anni ‘60 ci consentono di avere un quadro abbastanza ampio di una produzione sparsa in numerose collezioni private.

La particolarità che emerge subito è la maniera con cui questo eterno ragazzo gioca con le forme consuete di oggetti comuni trasformandoli, attraverso piccole modifiche, in oggetti unici e particolari. Forme antropomorfe che affondano le loro radici nell’arte arcaica greca di provenienza micenea, in una continua re-invenzione giocosa, realizzata con lo spirito felice di chi si gode la pace domestica alla fine del secondo conflitto mondiale.

L’intera mostra è preceduta da alcune interessanti opere del periodo “Blu” (1904-1905). Un periodo che richiederebbe ben altro spazio, data l’importanza fondamentale che hanno avuto per la notorietà dell’Artista e per i destini dell’Arte europea all’inizio del ‘900.

Ci auguriamo che l’Amministrazione comunale di Otranto moltiplichi queste iniziative affinchè questo piccolo centro del Salento torni ad essere quel crogiuolo di cultura che fu per tanti secoli.


D. Minonni - 2 settembre 2010

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