domenica 24 gennaio 2010



UN ACCOSTAMENTO IRRIVERENTE:
MICHELANGELO BUONARROTI E ROBERT MAPPLETHORPE


Presso la Galleria dell’Accademia di Firenze si è svolta, dal 24 aprile 2009 al 10 gennaio 2010 una mostra dal titolo “La perfezione della forma”, con l’esposizione di 93 fotografie di uno dei più leggendari e apprezzati fotografi americani, Robert Mapplethorpe, scomparso circa 20 anni fa.

La maggior parte delle sue opere ritrae, con una tecnica ineccepibile in bianco e nero, il corpo umano sia maschile che femminile in cui si evidenzia soprattutto la perfezione anatomica, in pose direi abbastanza accademiche, come spesso si vede in tanti libri di anatomia per artisti. Insieme a queste alcune “Nature morte”in cui prevale lo studio delle luci e delle ombre ed il rapporto tra gli oggetti e lo spazio.

La mostra è stata preceduta da un “reading” della rokstar statuitense Patti Smith nella tribuna del David sotto la gigantesca statua dove ha letto alcune poesie di Michelangelo ispirate al “peccato e al “desiderio”.

Il sodalizio tra Patti Smith e Mapplethorpe risale agli anni sessanta ed è continuato sino al 1989 anno in cui, il celebre fotografo, amico di Andy Warhol, è morto di Aids.

I curatori della mostra, Franca Falletti e Jonathan Nelson hanno voluto mettere in risalto l’analogia che secondo loro unisce il fotografo americano a Michelangelo, “la perfezione della forma”. C’è da chiedersi se l’opera michelangiolesca è solo forma, ostentazione di armonia compositiva e celebrazione della bellezza anatomica o se piuttosto la forma esteriore è solo uno strumento formidabile di rappresentazione di tutti gli aspetti dell’animo umano, tensione domata, (David), dolore sommesso( Pietà di San Piertro), tormento interiore e passione (Prigioni),ecc.

Solo chi guarda con gli occhi e non con la mente potrebbe pensare una cosa simile: Michelangelo, infatti, cresciuto nei giardini di Lorenzo il Magnifico, nell’ambiente Neoplatonico, apprezza la bellezza “greca”, ma proprio come i grandi maestri greci si serve del corpo per esprimere delle idee che hanno sempre a che fare con la sfera spirituale dell‘uomo. Per i greci la perfezione anatomica e l’equilibrio del corpo esprimono la tendenza dell’uomo a raggiungere l’equilibrio della mente. Nell’artista fiorentino la forma fisica è solo uno strumento per esaltare le tensioni dell’anima e descrivere tutti gli aspetti dell’animo umano, in questo sentendo la lezione donatelliana, che superando l’idea della scultura come rappresentazione del mondo visibile arriva a rappresentare il mondo invisibile e nascosto delle idee e dei sentimenti.

Un giorno lo stesso fotografo, affascinato dall’arte di Michelangelo confessò: “se fossi nato cento o duecento anni fa, avrei potuto fare lo scultore, ma la fotografia è un modo più veloce per vedere le cose, per fare scultura”.

Un accostamento dunque azzardato e, diciamolo pure, irriverente, che si ferma all’apparenza e non va oltre; che non tiene conto del fatto che proprio Michelangelo fu tormentato sino alla fine dei suoi giorni dal problema della”forma”, nella ricerca affannosa e drammatica di un suo possibile superamento; nel tentativo di far parlare la pietra attraverso il gioco della luce e dei volumi, con i quali rappresentare la tensione spirituale dell’umanità intera che lotta per la redenzione, tensione immane verso la “Liberazione dalla materia”come accade più volte nei “Prigioni”, detti ”Non finiti” e nella “Pietà Rondanini” . Qui il tormento e il dolore struggente si accompagnano alla consumazione fisica dei corpi che, perduti i connotati individuali, diventano espressione universale dei destini dell’umanità intera.

* * *

Se gli organizzatori della mostra volevano pubblicizzare la Fondazione Mapplethorpe, fondata dallo stesso fotografo e assai attiva a New Jork, che si propone come obiettivi principali il riconoscimento della Fotografia come nuova forma d’Arte a tutti gli effetti e sostenere la ricerca per la lotta contro l’AIDS e l’HIV, allora va bene, tutto diventa comprensibile, tanto più che la fondazione non ha scopi di lucro. Se invece si è pensato di animare di più l’ambiente dei musei avvicinando di più altre fette di pubblico, allora sarebbe stato meglio lasciar perdere,

in quanto la Galleria dell’Accademia è uno dei musei più visitati e il gigantesco David non aveva proprio bisogno della compagnia, ai suoi piedi, di due poster rappresentanti due giovani culturisti di colore che, anche se belli, (de gustibus…) rimangono belli e basta.

Taurisano 13 - 1 - 2010 Donato MINONNI

1 commento:

  1. scopro solo oggi questo blog e devo complimentarmi perchè è molto interessante!
    Commento in questo post, sperando di esser lette anche se è piuttosto datato perchè io a vedere questa mostra ci sono stata (lo racconto qui http://vivopasticciando.blogspot.com/2009/09/un-giorno-di-ordinaria-follia.html ) e quello che lei definisce giustamente accostamento irriverente l'ho trovato assolutamente geniale!!!
    complimenti per il blog!

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